lunedì 24 maggio 2010

Spiaggia e libero transito, chiediamo che venga rispettata la volontà del Consiglio Comunale

 

Dopo il teatrino degli incontri con le categorie per varare l'ordinanza balneare l'ex Vice Sindaco, neo assessore Regionale al Turismo, Maurizio Melucci ha preso in mano la situazione e con lo stile che da sempre lo contraddistingue si è rimangiato tutto, dimostrando nessun rispetto per il Consiglio Comunale.


Facciamo un passo indietro e ricostruiamo la vicenda del piano spiaggia nella parte che ha attinenza con l'ordinanza balneare, in particolare sulla densità degli ombrelloni nella fascia denominata C2.


Il 9 Luglio 2009 il Consiglio Comunale, dopo innumerevoli Commissioni per la riadozione del piano spiaggia (piano notevolmente modificato in favore della categoria dei balneari), approvava la delibera con due allegati, uno dei quali era a firma del Sindaco.


Tralasciamo volutamente tutti i vantaggi a favore della categoria dei balneari rispetto alla prima versione del piano risalente al 2005 (che è stata oggetto di ricorso al TAR proprio da parte dei bagnini), per soffermarci su una parte dell'emendamento del Sindaco, quella che non prevede ombreggio nella fascia C2.


Il piano venne pubblicato e nei 90 giorni successivi furono presentate le osservazioni, molte delle quali tese a sovvertire l'emendamento prima citato. Lo scopo era chiaro: riammettere gli ombrelloni nella C2.


In Commissione, su proposta dell'ex Vice Sindaco Melucci, furono discusse tutte le osservazioni eccetto quella che riguardava appunto la fascia C2.


Da notare che durante i lavori qualora un'osservazione tentasse di mettere in discussione l'emendamento del Sindaco veniva automaticamente respinta con la seguente dizione: "No, l'approvazione dell'emendamento corrisponde ad una precisa volontà amministrativa approvata dal Consiglio Comunale".


La nuova ordinanza di fatto ignora la precisa volontà del Consiglio Comunale di non prevedere ombreggio nella fascia C2 e accoglie le richieste dei balneari: 15 metri di libero transito e il resto in concessione ai bagni, con la possibilità di installare gli ombrelloni anche nella fascia C2.


La volontà del Consiglio Comunale non è rispettata. Questo è un fatto di una gravità assoluta.


Considerato che un'ordinanza non può sovvertire il voto espresso dal Consiglio, che è l'organo sovrano, chiediamo al neo Vice Sindaco e Assessore al Turismo Antonio Gamberini di recuperare il vulnus di illegittimità causato da chi l'ha preceduto.


Noi avevamo chiesto 30 metri di libero transito, Melucci aveva proposto 20 metri più altri 15 dove mettere solo le brandine. Alla fine si è rimangiato tutto, l'ordinanza è lì a dimostrarlo.


Prendiamo atto della manifesta subalternità del neo assessore regionale Maurizio Melucci verso i balneari, i quali non fanno l'interesse né della città, nè dell'offerta turistica.


Per esempio mentre il presidente di Oasi Confartigianato Giorgio Mussoni dichiarava di voler un ombrellone ogni 18 mq a nord e 12 mq a sud per aumentare la qualità della vita in spiaggia, i suoi stessi aderenti chiedevano e ottenevano misure ben più compatte: 12 mq a nord e 9 mq a sud.


È evidente che l'ottimo per questi signori sarebbe fare pagare il biglietto di ingresso e non avere la fascia di libero transito.


Di fronte a questo scenario che noi avversiamo e contrastiamo, vogliamo stigmatizzare il reiterato gioco di sponda tra balneari e assessore riminese in giunta regionale Maurizio Melucci e l'imbarazzante silenzio sull'intera vicenda da parte del Segretario del nostro Partito Andrea Gnassi.



Massimo Allegrini e Fabio Pazzaglia (consiglieri comunali Pd)


P.s.: in questi giorni si cominciano già a vedere i paletti degli ombrelloni e in alcuni casi sono molto vicini all'acqua. L'anno scorso numerosi reclami vertevano proprio sul fatto che non c'era spazio per il libero transito. I balneari confidano che anche quest'anno non ci siano controlli. Proponiamo di dare un segnale ai cittadini e ai turisti attivando da subito il controllo della fascia di libero transito.

Libertà vo’ cercando - Quando si dice no

Non me ne vorrà Gherardo Colombo se, per riflettere sul suo articolo, comincio dalla parabola evangelica del giovane ricco. Un tale si avvicina a Gesù, gli si inginocchia davanti e gli chiede: "Che cosa devo fare per avere la vita eterna". Gli risponde Gesù: "Osserva i comandamenti". "Ma questo lo faccio fin dalla giovinezza!". Allora Gesù gli dice: "Ti manca una cosa sola: vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e vieni e seguimi". Ma il giovane se ne andò contristato perché aveva molti beni.
Siamo di fronte a un bravo giovane, contento di fare il proprio dovere, a posto con la sua coscienza. Si aspettava una benedizione di incoraggiamento - "continua così che vai bene" - e invece quello che gli propone Gesù è un capovolgimento di vita, a cominciare delle ricchezze da dare ai poveri. In sostanza gli dice: "Sei cresciuto nell'osservanza dei comandamenti, ma sei prigioniero delle tue sicurezze, non ti manca nulla salvo una cosa: la libertà. E allora pianta lì tutto e vieni e seguimi".
Non ho trovato niente che meglio esprima il confine fra le antinomie volere e dovere, libertà e obbligo, scelta e obbedienza. Ciò che più interessa a Colombo è riflettere sulla percezione soggettiva di tale confine. In altre parole: due persone hanno lo stesso comportamento, ma l'una per dovere, l' altra perché lo ha scelto; l'una per obbedire, l'altra perché ne è profondamente convinta. Il confine fra i due modi di dire "sì" è sottile ma tutt'altro che irrilevante.

Che succede invece quando uno dice "no", cioè disobbedisce, non fa il proprio dovere? E' il caso dell'obiezione di coscienza all'obbligo di leva, che il codice militare di pace assimila alla disobbedienza grave. In questo caso non c'è dubbio che il volere prevale sul dovere, che si tratta insomma di una libera scelta, più o meno validamente motivata. Ne parlo essendo stato nel 1962 (avevo già 26 anni) il primo obiettore di coscienza cattolico in Italia (un marchio che mi è rimasto per tutta la vita).
A monte di questa mia scelta c'era un cammino di formazione nel quale confluivano le motivazioni più diverse: il pericolo dell'olocausto atomico (soprattutto dopo la crisi dei missili di Cuba) percepito (non solo da me e stranamente allora più di oggi!) come un incubo; la lettura di Gunther Anders; la vicinanza a gruppi pacifisti laici o religiosi (allora molto piccoli); le frequentazioni antimilitariste anarchiche; i campi di lavoro con il Servizio civile internazionale; l'aiuto a nascondere i disertori francesi dalla guerra d'Algeria; la conoscenza di Jean van Lierde, un obiettore di coscienza cattolico che andai apposta a trovare a Bruxelles; il film Tu non uccidere di Autant-Lara... e potrei continuare.
Tutto questo si innestava nell'inquietudine di un giovane di provincia, di famiglia proletaria, "dissidente" nelle file dell'Azione cattolica, che alla Corsia dei Servi di Milano aveva la fortuna di abbeverarsi alle fonti del cattolicesimo più avanzato che preannunciava il Concilio: le letture fatte e le persone incontrate allora mi hanno segnato per sempre. E spero di essere riuscito a sdebitarmi (almeno un po') scrivendo la biografia di uno che c'era (e c'è ancora!), padre Camillo De Piaz, pubblicata l'anno scorso (Sulla frontiera, Libri Scheiwiller).
Allora solo un paio di teologi francesi e qualche maestro di fede - come don Primo Mazzolari - sostenevano l'obiezione di coscienza sia pure come un volere (cioè una "vocazione") non certo un dovere di tutti i cattolici. A me bastava e trovavo più di una conferma nei padri della chiesa precostantiniana. Sentite, ad esempio, che cosa scrive San Cipriano (III sec.): «Il mondo gronda di sangue fraterno. L'omicidio è considerato delitto se commesso da singoli ma, se organizzato e attuato collettivamente, lo chiamano valore» (Epistola a Donato, 6).
Mi sentivo insomma chiamato a una libera scelta di testimonianza che diventava per me un dovere (percorrendo così - ma in senso inverso - la strada proposta da Colombo, cioè assumere il dovere come libera scelta). Era una decisione controcorrente, la mia, esposta al pubblico dileggio (non si scherzava con "Dio-Patria-Famiglia"!) e mi consolava l'affermazione di Gandhi: «nelle questioni di coscienza, la maggioranza non conta".
Certo in quei primi anni '60 era così inaudito, inconcepibile che un cattolico, proprio in nome della "nonviolenza evangelica", rifiutasse di fare il militare che fino all'ultimo non ci hanno creduto nemmeno i miei più cari amici: "sarai mica matto?".
Tralascio i particolari della vicenda. Dico solo che il processo davanti alla Corte marziale (gennaio 1963), che i più avveduti delle alte sfere politico-militari avrebbero voluto evitare, è stato come un piccolo fiammifero che incendia una grande prateria. L'obiezione di coscienza in Italia non è stata più la stessa grazie non tanto al mio fiammiferino ma agli interventi autorevoli di padre Ernesto Balducci e di don Lorenzo Milani, che hanno prolungato la risonanza del "caso Gozzini" fino al 1966 pagando di persona molto più di me per la loro coraggiosa e autorevole solidarietà (denunce e ostracismi, processi e condanne).

Giuseppe Gozzini

martedì 6 aprile 2010

IN UN CANILE SPECIALE PUO’ CRESCERE SOLO UN CANE ECCEZIONALE

Non crediate che il canile di San Patrignano sia un rifugio come tutti gli altri. Ho conosciuto un  cane di nome White. Ha vissuto sin da piccolo al canile di San Patrignano e adesso ha due anni. L'ho addottato due mesi fa. Per tanti motivi ho capito che quel canile era speciale. Nei pressi della struttura ci sono molti animali: lama, cavalli, capre e degli uccelli africani.

White viveva con sua sorella Blacky. Ora anche lei ha una famiglia che le vuole bene e spero di rincontrarla un'altra volta magari assieme a suo fratello White. Dal giorno in cui li vidi assieme non l'ho più incontrata e ne sento la mancanza. Quel canile come ho gia detto è speciale e vi assicuro che il cane che forse un giorno sceglierete non scapperà. Infatti, se avete scelto il cane giusto giocherà con voi per sempre. Non potete sapere subito se il cane che volete è quello giusto perchè prima dovete educalrlo e vedere se il peloso vi vuole davvero bene. Dal momento che ha imparato a convivere nalle mia famiglia ho capito che White era il mio cane. White era gia bravo di suo ma anche i ragazzi del canile sono bravissimi e i cani li tengono davvero bene. Quando ho sentito il mio babbo che parlava con il responsabile del canile per addottare White ho pensato dentro di me:"DAVVERO? PRENDIAMO WHITE?. Ero felicissimo.

Occorre avere molta pazienza prima di addottare un cane, perchè prima bisogna conoscerlo, decidere se accoglierlo e sentirsi pronti per fare questo difficile passo. Ora White è diventato molto educato.

Il canile di San Patrignano è bellissimo e pulito, bisognerebbe che tutti lo vedessero. Il prossimo cane lo addotterò li.


Pietro Grandi


venerdì 2 aprile 2010

Favia lancia il suo programma per la Regione

Blocco dei piani regolatori. Taglio ai finanziamenti alle scuole private. Parchi eolici di proprietà dei cittadini. Solarizzazione dei tetti con un "service" regionale. Smaltita la sbornia post-elettorale, il grillino Giovanni Favia risponde al Pd con sei proposte concrete. Concretissime. Veri e propri disegni di legge «che i Democratici possono discutere, modificare e votare con noi in consiglio regionale». Esclusi gli «accordi politici» e le «trattative sottobanco». Nell' era dell' antipoli tica ci si confronta solo sui singoli progetti. E sotto «l' occhio attento di una webcam». Mentre Beppe Grillo sul suo blog annuncia il ricorso alla Corte Costituzionale contro il terzo mandato di Vasco Errani e Roberto Formigoni, sotto le Torri vanno in onda le difficili prove di dialogo tra Pd e grillini.

Ci ha provato ieri mattina in radio, senza molto successo, il consigliere regionale Antonio Mumolo. Ma ci prova anche il segretario regionale Stefano Bonaccini, che già prima delle elezioni aveva aperto al confronto con i grillini sulla green economy e che all' indomani del voto ha rinnovato il suo invito al confronto. Ma il leader del movimento "Cinque stelle" Favia mette paletti: «Non basta mettere insieme due parole inglesi, green economy, per essere d' accordo». Così, se i Democratici affilano i coltelli in vista del congresso, lui scende sul terreno del «nero su bianco», e traccia il suo programma di mandato. A cominciare proprio dall' economia verde.

«Noi proponiamo in primo luogo di creare una raffineria di silicio, che è il materiale del futuro, in Emilia Romagna. In secondo luogo chiediamo un piano di investimenti per la ricerca, che aiuti le aziende di packaging a convertirsi a materiali riciclabilio riutilizzabili». Ma la «rivoluzione ecologica» della regione che passa anche attraverso l' energia pulita. «L' idea è quella di creare un Energy Service Company regionale per installare pannelli solari a tappeto. I costi si ammortizzano con la vendita dell' energia ai cittadini, che invece di pagare la bolletta all' Enel pagherebbero i a rate i pannelli solari alla compagnia regionale». Per non parlare della "grana" dell' urbanistica. «Vasco Errani in campagna elettorale ha detto che vuole lo "stop al consumo di territorio". Benissimo, noi siamo d' accordo. Ma per farlo davvero bisogna bloccare tutti i Poc, i piani operativi comunali, che non siano già in corso. Al loro posto si può lanciare un piano di "rigenerazione urbana", che comprenda riconversione energetica e di ristrutturazione edilizia pubblica e popolare». Chiamato da Bonaccini a dire la sua sui temi della scuola («Vogliamo dialogare con i grillini, ma non sappiamo cosa ne pensano dei tagli della Gelmini»), Favia alza la posta: «Siamo contrari alla riforma Gelmini, ma quello è un tema nazionale. Piuttosto proponiamo di togliere tutti i finanziamenti pubblici alle scuole private paritarie, eccetto le materne, per le quali c' è un problemi di posti e di liste d' attesa. E di destinare quei fondi alla scuola pubblica». E ancora, sui rifiuti, va all' attacco di Hera: «Proporremo una legge per impedirea chi raccoglie i rifiuti di occuparsi anche dello smaltimento.

Fare entrambe le cose crea un gigantesco conflitto di interessi, perché Hera guadagna dallo smaltimento dei rifiuti indifferenziati, e quindi non ha interesse a incoraggiare la raccolta differenziata. Seconda cosa: introdurre ovunque il porta a porta, con l' eliminazione dei cassonetti e il pagamento della tassa non in base ai metri quadri ma in base al "peso" dei rifiuti, e cioè dell' inquinamento che ciascuno produce». E alla fine Favia salta anche sul treno della "partecipazione", cavallo di battaglia del Pd: «Per noi la democrazia partecipativa passa attraverso una legge regionale per l' istituzione del referendum deliberativo. Si tratta di dare ai cittadini la possibilità di proporre e approvare con un referendum le proprie leggi. In Svizzera esiste. L' Emilia Romagna potrebbe essere la prima regione a istituirlo. Il Pd ci sta?».

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giovanni grandi

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privatizzazione nuovi asili nido comunali

vi interessa saperne di più sulla questione della privatizzazione del sistema educativo a Rimini?

allora vi prego di andare su http://www.comune.rimini.it/comunicati/pagina1644.html  e cliccare su "Agevolazioni per la frequenza ai nidi d'infanzia convenzionati anno scolastico 2010/2011 (voucher conciliativi)"  e infine tra gli allegati cliccare "Accettati 2010 2011"

scorrendo velocemente i nomi degli asili noterete che insieme agli asili privati ci sono anche i due plessi comunali (via della rondine e  via di sacco e vanzetti). I nuovi asili nido comunali verranno quindi gestiti  dai privati e  la conferma di ciò viene proprio dalla pubblicazione dal Comune della graduatoria per l'assegnazione dei voucher. Per chi non fosse informato i voucher sono degli assegni che servono a calmierare le rette dei nidi gestiti da privati. Siccome nella graduatoria appena pubblicata sul dal Comune sono stati elargiti 9 assegni (voucher) per via della Rondine e 4 per via Sacco e Vanzetti, desumo che i due nuovi plessi comunali verranno gestiti da privati. L'Amministrazione Comunale quindi tira diritto (per la gioia dell'assessore Zerbini) confermando l'inserimento nel bando che assegna voucher a famiglie che hanno figli presso nidi privati, anche di due nuove strutture comunali in via di realizzazione.

Qualcuno mi corregga con i fatti oppure l'Amministrazione deve avere l'onestà intellettuale di ammettere una volta per tutte che i nuovi nidi comunali (via della Rondine via Sacco e Vanzetti) saranno appaltati ai privati. Se non erro sarebbe la prima volta nella storia di Rimini che strutture pubbliche costruite con i soldi dei cittadini vengano appaltate a privati. La domanda che rivolgo al Centrosinistra ed in particolare al Pd  è la seguente: ma c'era un impegno a fare tutto il possibile per garantire la gestione diretta dei nuovi asili nido? La nuova graduatoria per i voucher comprende anche i due nuovi nidi comunali e mi pare di poter dire che l'impegno non ha prodotto un risultato concreto. Le chiacchiere stanno a zero, con buona pace degli accordi intercorsi tra le forze di sinistra (più sensibili rispetto al Pd al tema della gestione diretta del servizio educativo) e il Sindaco. Accordi che avevano preceduto la votazione sul Bilancio e che hanno convinto i consiglieri di Sinistra Ecologia e Libertà e Rifondazione a votare a favore del Bilancio. 

 Fabio Pazzaglia







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giovanni grandi

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giovedì 1 aprile 2010

Operazione Trasparenza lancia una proposta per le elzioni comunali 2011

Dalle prime dichiarazioni del segretario provinciale del Pd temiamo che da parte di chi davvero conta nel Partito Democratico non ci sia alcuna intenzione di cambiare le scelte già ratificate in vista del 2011. Infatti all'affermazione "non c'è stato quel vento di rinnovamento che ci aspettavamo" nessuno arriva a trarne le conseguenze. Eppure alcuni spunti per modificare radicalmente il canovaccio in corso d'opera ci sarebbero eccome visti i risultati della Lega e del Pdl, uniti alla nota positiva della lista a 5 stelle. Ma come ci si può aspettare un cambiamento senza rinnovare anche le persone alla guida del partito e senza emanciparsi dalle lobby economiche locali? Caro Andrea Gnassi se tu davvero pensi quello che hai detto sarebbe ora che dessi un segnale, magari consegnando per primo le dimissioni. Il primo di una lunga serie di figure che all'interno del pd tengono le fila del discorso. Discorso che non può essere a tinte verdi il giorno dopo le elezioni riempiendosi la bocca di eco-sostenibilità dopo il grigio cemento che, causa pd, è il colore principale della nostra città. Un discorso quindi che non parla più a nessuno, da diversi anni a questa parte e non solo da questa tornata elettorale.
La repulsione dei cittadini verso il gruppo dirigente politico locale (pd in primis) con l'esito del voto del 28-29 marzo a nostro personale giudizio è arrivata all'apice. Le domande che poniamo sono le seguenti: perché dal 1999 ad oggi il Pd e tutto il centrosinistra non riescono più a governare col sostegno e la simpatia di ampi settori della popolazione riminese, soprattutto quelli più umili e quelli più liberi da schemi di potere precostituiti?
Quello che ormai è chiaro a tutti, eccetto che ai dirigenti del pd, è che non è possibile continuare a chiamare gli elettori solo per fare le assemblee e per votare il giorno delle elezioni. I cittadini vogliono incidere sui percorsi decisionali. Esempio: sono ormai decenni che i riminesi lamentano un consumo sfrenato del territorio ma ancora nessuno ha avuto l'umiltà di aprire un confronto senza ipocrisie con i cittadini stessi. Per riconquistare la fiducia occorre ripartire ammettendo innanzitutto le responsabilità dell'Amministrazione Comunale attuale e di quella passata. L'arroganza e gli interessi economici hanno fatto da tappo ad un confronto che purtroppo fin'ora non c'è mai stato.
Complimenti dunque al Movimento 5 Stelle, l'unica novità positiva di queste elezioni regionali.
Ci dispiace doverlo sottolineare ma l'avevamo detto anche durante le primarie all'ultimo congresso del pd quando alla richiesta di Grillo di fare il candidato la risposta è stata niet, liquidando il movimento a 5 stelle come il frutto dell'antipolitica. E' stato un grave errore frutto di un luogo comune che da oggi è superato nei fatti: due dei loro rappresentanti entrano in Consiglio Regionale a furor di popolo. L'anno prossimo siamo certi che entreranno a gonfie vele anche in Consiglio Comunale a Rimini. D'altro canto era sufficiente seguire la loro campagna elettorale su internet e nelle piazze per capire che non siamo di fronte ad una mera forma di protesta. Promuovono idee, avanzano proposte per ottenere soluzioni concrete a problemi di tutti, partendo dal basso senza ordini di scuderia; è ciò che dovrebbe essere la politica e che invece non è. Essere parte di un progetto in cui credi e non mettersi in fila negli uffici di collocamento di Partito per avere un posto in un cda. E' ciò che si chiama partecipazione e che nell'attuale forma partito viene mortificata. Congratulazioni quindi a Giovanni Favia e soci, che hanno fatto l'esatto contrario di quello che si fa negli attuali partiti, pieni zeppi di maneggioni in cerca di poltrona e servi sciocchi che bramano briciole. Hanno scelto di parlare di programmi e di stare all'opposizione. In bocca al lupo.
Il pd anziché tentare di arruffianarsi gli elettori di Grillo (il pietoso tentativo in corso in queste ore) dovrebbe cambiare dirigenti perché gli attuali non sono più credibili oramai da tempo e perché le nuove leve cresciute all'interno sono coltivate nell'oblio della conquista della poltrona e di una fetta di potere (basta attendere in ossequio silenzio il proprio turno). Una strada che ci ha portato sin qui, ad un anno dalla probabile sconfitta del centrosinistra. Premesso che perdere il Comune di Rimini non sarebbe un dramma se almeno servisse ad azzerare l'attuale sistema di potere, ci sentiamo in dovere però di avanzare una proposta a tutti quelli che vogliono salvare i democratici da una Caporetto annunciata: dopo la sequenza di segnali inequivocabili che portano le persone dotate di un minimo di quoziente intellettivo e di libertà di pensiero a dire che se andiamo avanti così l'anno prossimo il centrosinistra perderà le elezioni, invitiamo tutti i disinteressati ad unirsi affinché le forze democratiche e il Pd possano fare la cosa giusta: mettersi al servizio di un progetto diverso da quello prestabilito dai notabili di partito, pensandosi come una parte e non come il tutto. A viso aperto, senza trasformismi dell'ultimo minuto. Uniti da un nuovo progetto di civitas, una città per tutti, che sappia coniugare natura, decrescita e al contempo il massimo del benessere per i cittadini.
Rimini 31 marzo 2010
Per Operazione Trasparenza
Giovanni Grandi
Fabio Pazzaglia

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giovedì 25 marzo 2010

Infanzia rubata

In Turchia le leggi antiterrorimo permetto di mettere sotto processo bambini, per lo piu kurdi nel Sud Est del paese, che partecipano a manifestazioni, inziative di protesta, distribuiscono volantini o semplicemente che in strada parlano e cantano in lingua kurda, la lingua dei loro genitori utilizzata abitualmente dentro le mura di casa ma proibita all'esterno anche nei territori del Kurdistan nei quali questa minoranza è una maggioranza. L'avvocato Aktas - Coordinatore del Centro per i diritti dei minori di Diyarbakir - afferma che solo nel 2009 sono 1300 i minori in attesa di giudizio o in arresto a causa delle leggi anti terrorismo. In turchia i minori vengono giudicati da tribunali per adulti e non da tribunali minorili e anche nei carceri possono essere reclusi con adulti. Si verificano casi di minori condannati sino a 190 mesi di reclusione. La rappresentanza turca dell'UNICEF ha sottolineato che il governo non ha ottenuto alcun risultato sul problema dell'arresto dei minori che prendono parte alle manifestazioni accusandoli, con scopo di deterrenza, di partecipare a crimini di terrorismo. L'UNICEF ha chiesto di non giudicare i minori come degli adulti e di impedire che diventino delle vittime.

giovanni grandi


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mercoledì 24 marzo 2010

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calo di consensi



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Resistenze


Vieni domenica 25 aprile 2010 a Casa Pomposa.
Dalle 17 in poi musica, performance, arte figurativa.
Resistere, resistere, resistere

giovanni grandi

Servizio civile nazionale aperto ai cittadini stranieri

Senza fondate ragioni giuridiche il Servizio Civile Nazionale è precluso ai cittadini stranieri. Con questa pagina vorremmo dare voce a tutti coloro che credono che aprire questa possibilità sarebbe una vera occasuione di interazione culturale

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domenica 7 marzo 2010

INVITO - Una nuova etica nella gestione della cosa pubblica - 20.03 ORE 17.30 CASA DELLA PACE

Quasi ogni anno siamo chiamati ad eleggere una volta deputati e senatori, un'altra volta chi mandare al Parlamento Europeo, un'altra volta ancora il Sindaco, il Presidente della Regione o della Provincia, consiglieri comunali, circoscrizionali... E una volta che li abbiamo eletti, che cosa sappiamo di quello che fanno, che dicono, che propongono? Cosa sappiamo, davvero, di quello che viene deciso in un consiglio comunale, in un'assemblea regionale, in una commissione parlamentare di Montecitorio o Palazzo Madama? Eppure si tratta di decisioni che riguardano la nostra vita: la salute, le tasse, la scuola, le pensioni, l'assistenza, il lavoro... I leader dei partiti ormai parlano per slogan, nelle trasmissioni di approfondimento comunicano con battute. Parlano, parlano, parlano: ma che cosa dicono? E soprattutto: che cosa fanno realmente?

Abbiamo chiesto a Thomas Casadei, candidato al Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna, di aiutarci
 

Data:

sabato 20 marzo 2010
Ora:
17.30 - 19.00
Luogo:
RIMINI - CASA DELLA PACE - via Tonini

ad entrare nel merito della sfida etica a cui devono rispondere gli amministratori della PA.

Con Thomas parleremo di etica, trasparenza, stato di diritto e verifica dell'attività amministrativa. Un sistema trasparente a disposizione dei cittadini interessati è solo uno degli strumenti che si possono utilizzare per reimpostare in chiave democratica il rapporto tra amministratori e cittadini.

 

Una proposta

 

Con l'anagrafe pubblica degli eletti (proposta lanciata nel 2008 dal movimento radicale italiano) si chiede di rendere disponibile e accessibile a tutti, grazie alla rete internet, la vita politica e amministrativa del nostro Paese, attraverso la pubblicazione degli atti e dei dati di tutti gli eletti nelle assemblee di ogni livello.

Conoscere le scelte (come votano) ed il comportamento di tutti i senatori, i deputati, i presidenti, i consiglieri, gli assessori: di tutti coloro che per volontà popolare sono stati chiamati a rappresentare interessi pubblici.

Ma nel concreto cosa si potrà conoscere di ciascun eletto? Praticamente tutto, dai dati personali, agli incarichi elettivi ricoperti nel tempo; allo stipendio, ai rimborsi, ai gettoni di presenza; alla dichiarazione dei redditi e degli interessi finanziari; alla dichiarazione dei finanziamenti ricevuti, dei doni, dei benefici; il registro delle spese, comprensive dello staff, per l'ufficio, per i viaggi, ecc; le presenze ai lavori dell'istituzione di cui fa parte e il comportamento di voto in aula e nelle commissioni, e tutto l'insieme delle iniziative prese: interrogazioni, interpellanze, mozioni, ecc.

 

Tutta l'attività politica di ogni rappresentatane del popolo, per avere gli elementi per decidere poi se ridargli fiducia oppure alla tornata elettorale successiva.

La trasparenza quindi come leva per cambiare il rapporto tra politica e cittadini, perchè i valori della legalità, della responsabilità, l'idea che diritti e doveri siano per tutti, sono obiettivi ancora da raggiungere e per cui vale la pena darsi da fare.

 

 

Fabio Pazzaglia
Giovanni Grandi